26 giugno 2021
Landolfo entrò nella chiesa della santa sapientia, Hagia Sophia che Isidoro aveva ricostruito. Il fresco rincuorava l’anima e ridava le forze. Vide l’ebreo appoggiato alla colonna sudante. Parlava arabo, greco, aramaico, latino. Trasse l’anello da una piccola fibula. Era pesante, di una lega di oro quasi rosa, con incisioni bizantine di un uomo ed una donna alternate. “Vi ho lasciato il castone vuoto come avete chiesto. Una pietra lo abbellirà ma il suo valore resta integro” disse in greco. A Bisanzio gli affari importanti si facevano al buio. Landolfo consegnò due solidi d’oro da 40 nummi. Gli emissari lo aspettavano ai piedi della statua equestre di Giustiniano. Superata la cinta di Settimio Severo giunse al porto dove la nave Theseus, un dromone a due alberi, aspettava il maestrale. Nel corno d’oro c’erano distese di navi che abbagliavano ad oriente e occidente. Salparono per Creta dove poi Dyrrachium e Brindisi. Lì prese un imbarco per Roma. Dopo un mese di viaggio giunsero ad Ostia e risalirono il Tevere.
Agilulfo, duca di Torino, voleva l’anello, di fattura bizantina, con l’oro di Tracia e con incastonata una grande pietra romana, un quarzo ialino di buon auspicio, per rendere omaggio a Teodolinda, appena vedova di Autari. Milano sarebbe diventata la nuova capitale del regno al posto di Pavia.
Landolfo ricevette la pietra dal principe di Anguillara, che aveva un palazzo di fronte all’isola Tiberina, poi si riposò due giorni e decise per la strada consolare; prima la via Appia, dove in un ostello alla taverna Cedicea comprò un carro, una comoda reda, e percorse 200 miglia in due giorni. Arrivato a Milano, andò alla piazza della Curia Ducis da un artigiano raccomandato per la sua arte di incastonare. Si diceva che avesse lavorato alla corona ferrea. La bottega era un lurido vestibolo; tutto era stracci e miseria a Milano. Ma il vecchio, Rodolfo Aucis si chiamava, lavorò bene ed in due giorni il grande anello bizantino con il quarzo tagliato era finito. Il vecchio accettò un tremisse bizantino, che valeva la terza parte di un solido. Le monete a Milano se le facevano i ricchi.
Era il novembre del 590 e l’anello di Agilulfo era pronto.
Una zia aveva regalato alla mia amica Valeria un quarzo fumè. Una pietra di grandi dimensioni, di forma rettangolare, intagliata a mano. Valeria voleva farne un anello. L’idea di questa grande pietra, il modo in cui mi è stata data, mi ha fatto pensare ad una reinterpretazione dei gioielli nell’alto medioevo.
La società alto-medioevale riutilizzava infatti le pietre di origine romana, come da alcuni ritrovamenti riferiti a sepolture longobarde di rango elevato. Una tradizione, quella di adornare con pietre gli anelli, nata in oriente, a Bisanzio e poi impiegata dalle popolazioni barbariche del IV secolo, come gli Unni, storicamente molto legati alla mia terra, a Milano, ai luoghi dove creo. L’idea del riutilizzo delle pietre, come il quarzo, l’ametista, l’onice, doveva appunto fondarsi sull’incastonare, ma in modo nuovo, secondo un principio che lasciasse la pietra visibile ma senza “griffare”, come avviene ad esempio nei solitari. Questo perché l’anello medioevale aveva una struttura che non fungeva da semplice supporto alla pietra, ma la avvolgeva diventando un tutt’uno con essa.
Il mio progetto per l’anello di Valeria voleva rifarsi a tutto questo.
L’incastonatura veniva superata con una sorta di binario nel quale la pietra potesse essere inserita e eventualmente sostituita senza apportare modifiche al progetto. La struttura in metallo era importante, armonicamente proporzionata alla pietra la cui forma era lasciata libera e al tempo stesso si fondeva con essa.
La sintesi era uno “statement ring” che ricordava sia il senso delle popolazioni Nordiche del riutilizzo delle antiche pietre romane, sia l’autorevolezza della struttura degli anelli Bizantini.
Era il marzo del 2005 e l’anello BINARIO di Valeria era pronto.
Da allora l’anello BINARIO è diventato parte della Collezione Permanente Manuganda. Dal 2013 viaggia per il mondo con la mostra “THE NEW ITALIAN DESIGN” organizzata da Triennale Design Museum.
Dal 2021 viene realizzato anche nella versione solo in metallo: la “pietra” viene fusa in bronzo, argento o oro e inserita nella struttura per una ulteriore rivisitazione contemporanea dell’anello medioevale.
MICRO-ARTICOLI IN FIBRA | pillole in fibra di logos | #9 – Manuela Gandini – Racconto Luigi Amato Kunst